Switch off televisivo: uno dei grandi temi di SMART BUILDING EXPO 2021

A tre mesi dall’avvio dello switch off il ritardo accumulato rispetto alla road Map governativa appare grave ma il passaggio costituisce anche una grande opportunità per il settore

Si avvicinano a grandi passi le prime date del prossimo Switch off della televisione italiana. Come noto, il primo passaggio avverrà esattamente a tre mesi da oggi, ovvero il 1°settembre 2021, data in cui tutte le trasmissioni nazionali passeranno, all’unisono e su tutto il territorio nazionale, in codifica MPEG-4. Il secondo passaggio avverrà nella decade dal 21 al 30 giugno 2022 quando tutte le trasmissioni digitali terrestri, sempre in tutto il Paese, verranno diffuse soltanto nello standard DVB-T2. A partire dal 1° settembre 2021 si avvieranno anche per aree geografiche le ri-sintonizzazioni progressive per l’attuazione del PNAF (Piano Nazionale di Assegnazione Frequenze) con la ripartizione delle frequenze tra le emittenti del servizio televisivo per assumere l’assetto finale previsto dal PNAF il 30 giugno 2022.

Si tratta di un passaggio importante, per certi versi ancora più delicato del primo switch off, anche perché arriva al termine di un periodo molto particolare, come quello che abbiamo vissuto negli ultimi 18 mesi. Il nuovo standard dovrebbe garantire migliore qualità video e maggiori servizi, ma con un rovescio della medaglia che consiste nella necessità per molti di dover cambiare apparecchio televisivo o dotarsi di un nuovo decoder, in tempi oramai strettissimi.
Come ha precisato il Presidente di Confindustria Radio TV Franco Siddi, il problema consiste nella differente velocità tra la road map e le sue tappe rigidamente definite, e quella
dell’aggiornamento del parco tv presente nel Paese. Il rischio concreto è che il primo settembre alcuni milioni di italiani si ritrovino con lo schermo nero e, oltretutto, nell’impossibilità di sostituire l’apparecchio o di dotarlo del necessario decoder. A marzo 2021, è importante ricordarlo, mancavano ancora all’appello poco meno di 10 milioni di TV. E la preoccupazione aumenta guardando a ciò che potrebbe accedere col passaggio al DVB-T2, dal momento che, sempre a marzo 2021, mancavano all’appello quasi 25 milioni di ricevitori.
Se, quindi, allo stato attuale ci si interroga su come colmare questo gap, tra spinte diametralmente opposte (c’è chi non intende derogare dalla road map e chi invece vorrebbe farlo) è certo che si è già aperto un grande cantiere che coinvolge migliaia di tecnici e milioni di utenti.
Quasi nessuno ha infatti fatto rilevare che per superare indenni il nuovo switch off può non bastare l’acquisto di un decoder o la sostituzione di un apparecchio televisivo, infatti il mancato ricevimento dei canali potrebbe essere causato dall’errato funzionamento di una parte dell’impianto di ricezione, o ancora da interferenze radio.
Negli ultimi due casi l’intervento di un tecnico si renderà indispensabile, perché in non pochi casi potrebbe esserci bisogno di una revisione dell’impianto di antenna di ricezione. Nel corso dello Switch-off, infatti, alcune emittenti cambieranno postazione di trasmissione obbligando a riorientare l’antenna, o si renderà indispensabile eliminare alcuni filtri di distribuzione o ancora sostituire cavi vecchi o consumati, o ancora sistemi di distribuzione di segnali non a norma, non più adatti al passaggio di una mole di dati molto aumentata, rendendo necessario in alcuni casi il potenziamento del segnale tv all’intero dell’impianto d’antenna.

Se per l’utente finale questo costituisce sicuramente un problema che presumibilmente vorrà risolvere nel minor tempo possibile, per il comparto costituisce una grande opportunità di business a cui deve farsi trovare pronto, e a novembre, quando si svolgerà la terza edizione di Smart Building Expo, siamo certi che questo sarà uno dei grandi temi dell’innovazione impiantistica.

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