Quali impianti di telecomunicazioni nelle case degli italiani?

Il dibattito politico sul digital bonus e una proposta di Agcom, riportano di attualità un tema fondamentale per il mondo dell’impiantistica italiano

Nel momento in cui pubblichiamo questa news è in corso un’indagine pubblica dell’Autorità Garante per le Comunicazioni sulla bozza di una “Guida” per la risoluzione delle vertenze tra privati e operatori in materia di impianti verticali d’edificio.
Si tratta della vexata quaestio degli impianti multiservizio descritti dalla guida CEI 306-2 e del loro utilizzo non solo negli edifici nuovi e ristrutturati (come prevede già l’art. 135 bis del TU dell’edilizia), ma in tutti gli edifici italiani, non solo come infrastruttura per la diffusione della banda ultra-larga, ma abilitante per tutti i nuovi servizi digitali che stanno coinvolgendo sempre più il settore immobiliare.

Sull’argomento si sono espresse con grande chiarezza numerose realtà associative che, in modo trasversale, rappresentano l’intera filiera dei cosiddetti stakeholder dell’edificio, ovvero i tecnici, gli amministratori di immobili, i produttori di hardware e software e persino i rappresentanti dei consumatori.
Un coro unanime per affermare un concetto semplice ma fondamentale, ovvero la necessità di cogliere l’occasione del cambio di tecnologia tra rame e fibra ottica, per rivedere l’architettura della rete, retaggio di vecchi monopoli. L’indicazione che proviene è quella di ridisegnarla per ambiti pertinenziali, al fine di identificare responsabilità precise in base al principio di proprietà, ma soprattutto per limitare i contenziosi che stanno alla base di molti ritardi, non da ultimo quello, gravissimo, dell’adozione della fibra anche dove
tecnicamente disponibile.
Il concetto è semplice ed è bene espresso nel documento sottoposto all’autorità dall’associazione Smart Building Alliance che, al fine di aumentare la velocità e l’efficienza implementativa, suggerisce di identificare con chiarezza per ogni area degli owner di processo. Da una parte, quindi, ci saranno gli operatori di rete che fermeranno i loro impianti alla base degli edifici (al cosiddetto ROE – ripartitore ottico d’edificio), e dall’altra i proprietari immobiliari con i lori impianti, regolarmente registrati nel SINFI (Catasto
delle infrastrutture), manutenuti e messi a disposizione degli utilizzatori.
Un sistema semplice e chiaro e soprattutto a prova di futuro, dal momento che gli impianti realizzati negli edifici consentiranno l’accesso a tutti i servizi digitali oggi disponibili e soprattutto a quelli che arriveranno domani. Ma anche un sistema tutt’altro che “nuovo”, dal momento che è quello ampiamente utilizzato per tutte le altre commodities distribuite negli edifici, come acqua, luce e gas.
Il tema dell’infrastruttura digitale degli edifici è un mantra di SMART BUILDING EXPO, e ha caratterizzato tutte le sue edizioni, in quanto ritenuto strategicamente fondamentale per introdurre innovazione nelle case degli italiani. È infatti l’esistenza di tale infrastruttura la precondizione indispensabile per l’attivazione di tutti i nuovi servizi: dall’IoT all’entertainment on demand, dal monitoraggio dei consumi alla nuova domotica fino alla sicurezza. Ma è un tema fondamentale anche in ambito smart city, dal momento che
l’edificio costituirà un’infrastruttura indispensabile anche per lo sviluppo di servizi d’area, come le comunità energetiche e la rete 5G.

[ssba]