Polimi: Il mercato della smart home è in salute
Il 19 febbraio l’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano ha presentato il consueto rapporto sull’andamento del mercato della smart home. Un mercato che sembra andare bene, malgrado le perturbazioni a cui è stato sottoposto l’intero comparto dell’impiantistica, collegato a doppio mandato con quello dell’edilizia e, conseguentemente, ai bonus fiscali.
L’analisi del Politecnico è sicuramente uno dei punti di riferimenti per conoscere l’andamento di un mercato specifico, come quello della smart home, peccato che, in modo francamente incomprensibile, si ostini a non comprendere nella propria analisi i sistemi di domotica cablati, che riuniscono viceversa tecnologie del tutto coerenti col concetto stesso di smart home ed essenziali per i processi di efficientamento energetico.
Fatta questa premessa, scopriamo con piacere che le soluzioni IoT in ambito domestico nel 2024 sono cresciute a doppia cifra, con un significativo +11% che corrisponde a circa 900 milioni di fatturato e che in prospettiva lascia intravvedere come ormai raggiungibile a breve la soglia psicologica del miliardo di euro. Significativo il fato che il mercato italiano stia crescendo molto di più di quello europeo (fermo al 6,5%) portandolo a recuperare almeno un po’ del gap sulla spesa pro capite, in Italia ancora molto bassa (circa la metà del resto d’Europa).
Fattore trainante del mercato dell’internet of things domestico è ancora la sicurezza, che da sola quota più di un quarto dell’intero comparto (circa 250 milioni di euro). Un ambito che vede peraltro l’ingresso prepotente dell’IA come valore aggiunto. In crescita anche i piccoli elettrodomestici connessi mentre stabili appaiono quelli di grandi dimensioni.
In controtendenza, quindi in frenata (-5%), tutti i dispositivi legati a risparmio energetico (caldaie, pompe di calore, termostati intelligenti e soluzioni HVAC) vittime della chiusura dei rubinetti dei benefit fiscali legati al bonus e superbonus. In questo ambito è significativo notare che a soffrire di più sono stati i canali B2B (distributori e installatori) mentre hanno reagito meglio quelli B2C. Confortante tuttavia il fatto che, superato l’effetto sboom, i consumatori si dichiarino comunque sensibili ed interessati a tutte le apparecchiature in grado di assicurare un risparmio energetico (il 71% sarebbe disposto a spendere per dotarne la propria abitazione), il che lascia supporre che la flessione sia solo temporanea.
D’altro canto, l’elemento più confortante è il grado di maturità raggiunto dal mercato, che nel 69% degli intervistati si dice ben al corrente di che cosa sia una smart home e in che cosa consistano le soluzioni che offre. Un dato in crescita verticale (+10% anno su anno), che segna un passaggio epocale e probabilmente generazionale, con i nativi digitali che ormai strano progressivamente sostituendo le generazioni più anziane, soprattutto come generatori di spesa.
Tornando al rapporto tra la casa smart e il risparmio energetico, il Politecnico ha stimato che in relazione agli obiettivi dell’EPBD4 (Direttiva europea case green) a fronte di un’esigenza di risparmio energetico generale di circa 40.000 GWh/anno per i prossimi dieci anni, il contributo che la diffusione di sistemi intelligenti di gestione dei consumi potrebbe contribuire per circa 2.600-3.100 GWh/anno, incidendo per circa il 7% sull’obiettivo.
Un’incidenza che potrebbe apparire modesta, ma che, se parametrata alla modestia dell’investimento richiesto, ha viceversa un valore assoluto molto significativo e una ricaduta difficile da valutare numericamente, ma molto importante sul comportamento dell’utente finale.