Edilizia e decarbonizzazione: il settore è resiliente tra crisi e target green
Il settore dell’edilizia, un gigante economico e un pilastro infrastrutturale, si trova oggi al crocevia di sfide globali senza precedenti. Nonostante le turbolenze generate dall’emergenza Covid e dal conflitto in Ucraina – con il conseguente aumento dei prezzi delle materie prime, le interruzioni delle catene di approvvigionamento e il ritorno dell’inflazione – l’industria ha mostrato una notevole resilienza. Secondo il “Global Powers of Construction” di Deloitte, che analizza le performance dei principali gruppi quotati a livello mondiale, il 2023 ha visto un moderato incremento dei ricavi complessivi (+3,4%) e, ancor più significativo, un aumento del 18,3% della capitalizzazione di mercato delle prime 100 aziende globali. Un segnale di ottimismo che testimonia la ripresa del settore, trainato in particolare dalle eccellenti performance dei gruppi statunitensi ed europei.
L’Europa, in particolare, si conferma un attore chiave in questo scenario, ospitando ben 40 delle 100 aziende leader mondiali, molte delle quali italiane. Le vendite aggregate nel continente hanno registrato un notevole aumento dell’11,3%, raggiungendo oltre 411 miliardi di dollari, con una crescita impressionante del 25,2% nella capitalizzazione di mercato. Questo dimostra la vitalità e la capacità di recupero di un settore che, nonostante le difficoltà macroeconomiche previste per il 2024 (con una crescita globale più moderata), mantiene prospettive promettenti nel medio-lungo termine, con una previsione di aumento del mercato globale da 10,4 trilioni di dollari nel 2023 a 16,1 trilioni entro il 2030.
D&D: digitalizzazione e decarbonizzazione
Parallelamente alle sfide economiche, il settore dell’edilizia si trova di fronte a un’altra, ben più strutturale e urgente, quella della decarbonizzazione. Essendo responsabile del 37% delle emissioni globali di CO2, l’edilizia è un protagonista insostituibile nella lotta al cambiamento climatico. Questa transizione ecologica implica il superamento di una forte dipendenza da processi e materiali ad alte emissioni di carbonio e deve far fronte ad almeno cinque sfide cruciali:
- Adattamento Tecnologico: Integrare nuove tecnologie per l’efficientamento energetico, la produzione di energia rinnovabile in loco e l’ottimizzazione dei processi costruttivi.
- Nuove Competenze: Sviluppare le professionalità necessarie per la progettazione, costruzione e gestione di edifici a basso impatto ambientale, dall’uso di materiali innovativi alla digitalizzazione avanzata.
- Superamento della Frammentazione di Settore: Favorire la collaborazione e l’integrazione lungo l’intera filiera, dai produttori di materiali ai costruttori, dai progettisti ai gestori immobiliari, per un approccio più sistemico alla sostenibilità.
- Maggiore Disponibilità di Dati: Raccogliere, analizzare e condividere dati sulle performance energetiche degli edifici, sull’impronta carbonica dei materiali e sull’efficacia degli interventi, per decisioni più informate e mirate.
- Investimenti sulle Nuove Tecnologie per la Decarbonizzazione: Stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo e nell’adozione di soluzioni innovative che riducano drasticamente le emissioni, sia “incorporate” nei materiali che “operative” nell’uso degli edifici.
Europa: infrastrutture resilienti e residenziale in flessione
In Europa, il settore edilizio, con un valore che supera i 2,8 trilioni di dollari, sta vivendo un periodo di adattamento. Gli investimenti in infrastrutture e costruzioni non-residenziali dovrebbero rimanere stabili e resilienti. Questo è in gran parte dovuto alla spesa pubblica e ai fondi del Recovery and Resilience Facility (RRF) nell’ambito del programma “Next Generation EU”. Paesi come la Spagna e la Francia, ad esempio, stanno beneficiando di un significativo sostegno in questi ambiti, con investimenti in ingegneria civile e opere pubbliche che contribuiscono alla stabilità del settore non-residenziale.
Al contrario, il settore residenziale dovrebbe continuare a sperimentare una certa flessione in molte parti d’Europa. In Germania, nonostante l’elevata domanda di abitazioni, gli investimenti residenziali hanno registrato un calo significativo negli ultimi anni, con una ripresa prevista solo a partire dal 2025. Anche la Francia si trova in una situazione simile, con un rallentamento degli investimenti dovuto a un mercato immobiliare stagnante e a un clima di incertezza economica.
L’Italia tra grandi opere e incentivi
L’Italia si posiziona in questo scenario con una strategia chiara: un considerevole aumento degli investimenti nelle infrastrutture strategiche. Progetti di grande rilevanza, come il Ponte sullo Stretto di Messina, affiancano iniziative consolidate nell’alta velocità ferroviaria, nei porti e nelle reti metropolitane. L’obiettivo è rilanciare la crescita economica attraverso la modernizzazione e l’espansione delle opere pubbliche.
Contemporaneamente, è in atto una revisione degli incentivi pubblici destinati all’edilizia residenziale. Questa manovra è finalizzata a ridurre l’impatto finanziario del Superbonus sul bilancio statale e a migliorare l’allocazione delle risorse in modo più efficiente e sostenibile. L’intento non è affatto abbandonare le ristrutturazioni, bensì gestirle con un approccio che sappia bilanciare la necessità di mantenere la stabilità finanziaria del Paese con la promozione dell’efficienza energetica e della riqualificazione. Gli investimenti strategici nel settore dell’energia e dei servizi pubblici sono, infatti, destinati a influenzare in modo significativo la crescita e la direzione futura dell’intero comparto edilizio.


